La variabile impazzita del Fenwick in casa Hurricanes

Ogni stagione inizia con mille interessi, seguita da una lampante difficoltà nel seguire anche il più ridicolo condensed di pochi minuti. Di base è così, ti ritrovi a dovere ritagliare del tempo prezioso per vedere delle partite di hockey su ghiaccio, del tipo che la moglie/compagna ti guarda ed esclama: “Merda, sono messa male se continuo a condividere la casa con te”. Verrebbe da dire la stessa roba rivolta a loro quando ti trascinano in luoghi tetri, come possono essere i camerini di noti negozi tutti uguali tra loro, ma resti zitto e ti rendi conto che gli Hurricanes stanno avendo dei problemi di stabilità. Ero in una sagra di paese, appoggiato ad un palo della luce, quando mi sono reso conto di certi dati riguardanti la franchigia di Raleigh: è la squadra che crea più tiri, e di gran lungo, dell’intera lega; è la squadra con la minore % di salvataggi, qua non di gran lungo ma pur sempre in fondo al barile, dell’intera lega. Una cosa e il contrario della cosa stessa, anche se le due realtà possono coincidere alla perfezione se la prima viene utilizzata con egregie modalità. L’altro problema è che non avviene nemmeno questa, poiché pur essendo la squadra con il maggior Corsi (mix di tutti i tiri: bloccati, sbagliati, in porta) è solo la terza squadra che segna di più, insieme a quei Canucks che sono in quella posizione pur tirando la bellezza di cento volte in meno dei Canes. Due mondi diversi, lontani all’apparenza anni luce. Può essere un problema, non concretizza così tanto come crea, comunque è uno dei migliori attacchi del campionato. Quindi no, il vero problema non è nemmeno questo. Qual’è?

L’aggiunta di Dimitri Orlov non ha certo offerto stabilità difensiva, ha aggiunto un talento in impostazione ma di certo non ci troviamo di fronte a Chris Pronger, ecco, per capirci. Contando che lo sbilanciamento era già pronunciato con altri elementi presenti a roster, viene da immaginare che il pensiero della dirigenza è stato bello nitido: all-in, sbilanciamoci, offriamo gioco spumeggiante e proviamo a farne uno più degli altri. Se ti soffermi a guardare questo inizio di stagione degli Hurricanes, è proprio quello che traspare: con il disco sono in grado di fare quello che vogliono, sembra di vedere un flipper in sala giochi, ma il problema subentra quando calano i momenti di joga bonito, che in una partita ci sono sempre. Sembra una squadra distratta, non solo a livello difensivo, perché anche nei momenti da flipper sono così tanto automatici che alle volte sembrano sbagliare per noia, per ripetitività, come se fossero in una catena di montaggio. In queste prime partite hanno avuto entrate ed uscite a roster, non sono mai stati sempre gli stessi, però è un roster così collaudato che nemmeno serve, se vogliamo essere onesti fino in fondo. Ha tutti i lineamenti di una squadra che viaggia con il pilota automatico della regular season, dove basta mantenere un determinato numero di vittorie e se ne arrivano tre in più o tre in meno poco cambia. Certo, fa sorridere vedere una formazione ai primi posti in reti segnate e all’ultimo in reti subite, questo poco ma sicuro. Se prendiamo i dati del Fenwick a favore in situazione di 5vs5, quindi una somma di tiri in porta e sbagliati, è nettamente prima con 377: ciò sta a significare che converte meno del 10% di ciò che crea, non il massimo se vogliamo andare nel politicamente corretto. Se prendiamo lo stesso Fenwick ma prodotto dagli avversari, è una delle migliori dieci squadre della lega: ciò sta a significare che sì, ok, concede meno della media, ma essendo la peggiore difesa, con la bellezza di 37 reti subite, vuol dire che difende male, sia per una difesa precaria o per dei portieri non ancora sul pezzo. Infatti, come già accennato, la coppia di goalie para con un misero 85,8%, quindi sta a significare che quasi il 15% dei tiri che subiscono finiscono in porta: la peggiore della NHL, anche dietro a quegli Oilers sbeffeggiati da tutti e che si fermano all’86,7%.

Questi sono dati che contano il giusto, anche se offrono un quadro di sistema abbastanza veritiero in questo caso. Avendo visionato alcuni spezzoni delle ultime tre partite contro Kraken, Flyers e Sharks, tutte e tre vinte dopo ben tre sconfitte di fila, la sensazione è stata proprio quella descritta in righe precedenti: una squadra bellissima da vedere, divertente quando si accende, ma da prendere con le pinze perché da un momento all’altro può concedere prateria. Anche contro gli Sharks, squadra di bassa classifica come poche, ci sono occasioni in cui hanno rischiato molto, lasciato un raggio di tiro molto ampio all’avversario. Giusto per chiudere, facciamola finita altrimenti devo fare il funerale alle dita, com’erano gli Hurricanes dell’anno scorso? Uguali a livello offensivo, era la squadra che creava più tiri in porta, ma a livello difensivo era su un altro livello. Finì la stagione con il miglior Fenwick a sfavore della lega, quindi di conseguenza la squadra che fu in grado di concedere minor tiri in porta agli avversari. Sono passate poche partite, non si possono tirare somme così sbrigative, ma volete dirmi che la presenza di Orlov sia in grado di spostare così tanto l’asse?

Schira e la sbagliata scure

È da giorni che lo penso, sono rimasto in quel perenne limbo in cui non si riesce a capire se vale la pena scrivere due righe su tale convinzione o no. Dopo cosí tanto tempo, ormai la notizia trova il tempo che trova e sará stata dimenticata pure dai diretti interessati, lancio la convinzione che mi tormenta da svariate notti: non reputo opportuna la sospensione inflitta a Craig Schira. Il fatto è noto a tutti: dopo 20” nella sfida tra Graz e Klagenfurt, l’esperto difensore ha effettuato una carica scorretta, alla testa, rimediando un 5+20 e successiva squalifica di una partita per la gravitá del gesto.

Se solo chi leggesse tale blog sapesse che tipo di ideali possiede chi batte a tastiera, saprebbe che un’affermazione del genere risulterebbe atipica e stonata alle orecchie in ascolto. Il miraggio di un gioco privo di contatti gratuiti, garante cosí di uno stile di gioco piú fluido, era diventata quasi una crociata in tempi non sospetti. Una crociata in solitaria, sia chiaro, non giravo con banchetti in piazza e penne per firmare pezioni. Ora, dove la fluiditá è diventata pure troppo marcata, mi trovo in un eterno dilemma: dove si trova il giusto compromesso? Di certo, come si è capito, non nella penalitá inflitta al difensore del Graz. Non avrei mai pensato di dirlo ma la reputo una grande stronzata, un’esagerazione derivata da quella voglia di limitare il gioco in determinati contesti. La voglia di tutelare il giocatore offensivo mi puó andare bene, ci adattiamo al mutamento del gioco con il tempo, peró sarebbe opportuno non trovare il pelo nell’uovo. Il pelo sarebbe che il difensore, con un movimento a salire, avrebbe cercato la testa dell’avversario. Se voi recuperate il video, con estrema onestá di pensiero, potete percepire la differenza di entrata in gara dei due giocatori: uno convinto, pronto a chiudere una carica spalla a spalla; l’altro tranquillo, con pochissima attenzione di postura nella liberazione del disco dopo soli 20″ di gioco. Chi il fischietto lo usa con costanza dirá che risulto un pirla, un gufetto da tastiera, e potrebbe avere piú che ragione. Il fischietto non l’ho mai preso in mano, non saprei nemmeno che suono emette a pochi centimetri dalle orecchie, peró tra le mani avevo questa convinzione di cui volermi liberare.

Scrivere un pezzo sul fantasy NHL e rendersi conto che è tutto inutile

Dovrebbero fermarmi quando mi saltano strane idee, specialmente ad un’etá non piú adolescenziale o in un cui viene consentito un po’ di tutto. Del tipo che dovrei trovare segnali lungo il percorso che vorrei affrontare, come quelli stradali per gli automobilisti. Dei piccoli avvertimenti in grado di farmi ragionare, non incappare nell’ennesima stronzata in grado di mangiare del tempo prezioso. Anche perché, alla fine dei conti, oltre a perdere tempo per fare qualcosa di effettivamente inutile, perdo altro tempo per scrivere questi brevi pensieri come critica al tempo perso per fare inutilitá. Un cane che si mangia la coda.

Maledetto me, sono incappato nel fantasy di ESPN. Mai fatto, mi sono sempre tenuto alla larga per evidente conoscenza del rischio. Ci sono dentro da un’ora ed il piccolo cervello che possiedo è giá flippato, finito in un’altra galassia di egocentrismo: “Datemi una squadra, fatemi fare il GM“. Per questo motivo mi ero sempre tenuto alla lontana da questo mondo: crea esaltazione e pur avendo mancato molte scelte che ti eri segnato ti consideri ugualmente una divinitá. Il gioco è anche simpatico: sei in una lega da dieci partecipanti, scegli in modalitá draft con tempo prefissato di scelta, hai un totale di ventidue chiamate, non ci sono grossi vincoli tranne i tre ruoli basilari. Una cosa, quest’ultima, che non ho apprezzato molto quindi sono andato a complicarmi la vita: almeno i quattro centri voglio che ci siano, un pelo di rispetto verso tale sport. Quindi, facendo tale scelta, mi sono ritrovato a prendere come primo centro Adrian Kempe. Ma come? Kempe? Sí, demonio il santo, perché le prime quattro scelte le ho spese per prendere roba di alta qualitá: Pastrnak, Kaprizov e Makar. Arrivato alla quinta scelta, si erano mangiati tutto: da Hughes a Petterson, da McDavid a loro madre santa. Con il passare del tempo e con estrema calma ho formato il quartetto di centro: il giá citato Kempe in un’ipotetica prima linea, Necas in seconda, Kopitar in terza ed il rookie Cooley in quarta. Difficili gli ultimi giri, poiché tanti di quelli che inserivi in lista venivano selezionati in precedenza, laaciandoti in braghe di tela. A seguire le ipotetiche linee offensive e difensive:

Kaprizov – Kempe (LAL) – Pastrnak

Panarin – Necas – Kreider

Strome (WSH) – Kopitar – Vrana

Arvidsson – Cooley – ?

Makar – Lindholm (BOS)

Heiskanen – Theodore

Orlov – Lindgren

Skjei – Krug

Il ? è nato perché si è optato nell’inserimento di un terzo portiere come precauzione: Markstrom dei Flames dietro ai due dei Bruins, Ullmark e Swayman. Ve l’avevo detto: c’è dell’esaltazione, viene da prendere in mano una vera e propria squadra. Scrivendo questo breve pezzo, cosí inutile e stupido, per qualche breve momento c’è stata della sana convinzione che si stesse scrivendo qualcosa di utile per qualcuno. Cosí non è, come non lo sono questi giochi. Detto ció, se seguirete questi consigli dormirete sicuramente sonni tranquilli: perderete, fallirete senza miseria ma con il sorriso in volto.

Quasi tre settimane di oblio per l’avvicinamento all’Olimpo

La prima metà di Ottobre è un periodo difficile, storicamente complicato per un appassionato medio e medio ignorante come il sottoscritto. E’ il periodo in cui, di prassi, inizia la stagione regolare della NHL. Il campionato più importante e ambito al mondo, quello dove trovi i dolci più buoni, quello in cui ogni squadra potrebbe dire qualcosa, bla bla e bla, ancora bla. Le solite menate, le solite frasi fatte per un prodotto che in Italia viene pubblicizzato quanto un paio di scarpe di un negozio nascosto dietro un angolo cieco di una città fantasma. Partendo da questo punto, quindi dalla presenza ma allo stesso tempo dall’assenza di tale lega nel nostro ampio palinsesto sportivo, i primi problemi sorgono dal cercare di capire come funzionerà il league pass ufficiale. Se in NBA sai cosa andrai a vedere, come lo vedrai e quanto esattamente dovrai sborsare, ogni anno l’appassionato hockeystico si ritrova in un limbo fino a pochi istanti prima dell’ingaggio iniziale. Diciamo che la promozione delle alte cariche d’oltreoceano non è da copiare, basterebbe seguire conversazioni sul forum di HFBoards per capire quanto la tendenza autodistruttiva sia presente in ogni angolo del mondo. Si potrebbe finire a parlare delle disastrose app nelle varie piattaforme, della visione in differita con nessun taglio ed un polpettone di più di tre ore in cui bisogna lavorare di fino, dell’evaporazione di certe partite per qualche accordo terzo, dell’incapacità di capire se l’anno successivo potrò usare ancora quella piattaforma o sarà trasportato tutto in qualche app thailandese. No, vi basti sapere che è sempre un casino. Ci sono dentro da più di un decennio e peggiora sempre di più, conviene quasi spendere 600 sacche per farsi il pass stagionale della ICE. L’esagerazione, questa bella bestia.

Tante critiche, noi umani siamo stupidi e grandi produttori di critiche per alimentarci, però quando il primo disco tocca il ghiaccio tutto evapora. L’amore prevale, l’interesse esplode: “Bedard ha già fatto goal? Cooley ci sta come secondo centro ai Coyotes? Kane è ancora senza casacca? Panarin si è rasato. Pinco pallino esploderà”. Così è, così sarà per sempre: la passione non si comanda. Ma cosa si cerca nelle prime battute di una stagione? In un sport come l’hockey su ghiaccio, contando pure la vastità delle squadre presenti in NHL, è difficile trovare lo stesso attaccamento che si può trovare con sport in cui i giocatori in campo sono molti di meno. Ognuno cerca di fare il suo piano, ora provo a spiegare in pochi punti quello che cerca di fare chi sta battendo a tastiera nelle prime battute di una nuova stagione regolare:

Si accetta tutto ciò che arriva

Questo è un punto molto importante, pur semplice, che denota quanto non si deve partire con paletti o prevenuti. Sappiamo tutti che ci sono squadre di alta fascia e squadre di bassa fascia, però nella cultura sportiva americana quelle di bassa potrebbero essere nel bel mezzo di un’interessante ricostruzione. Prendete l’esempio dei Red Wings attuali: nessuno pensa possano vincere la Stanley, però in queste prime partite stagionali stanno giocando veramente bene e sono passati dall’essere uno dei peggiori ad uno dei migliori attacchi della lega. Dati provvisori, siamo proprio all’inizio, quindi dando il giusto peso a tutto ciò sarebbe giusto dare il giusto peso, quindi nullo, al partire prevenuti contro determinate squadre. Accettate tutto, guardate.

Inizia l’affinità con qualche squadra in particolare

Di solito mi arriva dopo un mese, necessito di seguire con relativa costanza un determinato progetto annuale. E’ come se ti rendesse più partecipe, al posto di seguire tutto ma senza alcun tipo di interesse effettivo. Stranamente, non accade spesso nel personale caso, già dopo una settimana si è creata una sintonia con i Coyotes. Niente di estremo, come invece potrebbe essere stato quello con Jeff Skinner e gli Hurricanes di molti anni fa, ma partendo dalla visione del giovane Logan Cooley mi sono trovato di fronte una squadra molto interessante. Farà i buchi quest’anno, sono in piena ricostruzione, ma le partite viste mi hanno divertito e non poco: gioco propositivo, girano sempre veloci, hanno molti giocatori di cui apprezzo il bilanciamento fisico. Squadra da evitare nei back-to-back, poiché girando con costante velocità nelle seconda uscite sicuramente peccheranno di qualità ed interesse.

Il succo della conversazione è banale: visionate le partite, non andate solo di condensed.

Attuali giovani finlandesi che non decollano oltreoceano

Pur avendo fatto la seguente ricerca per un contenitore specifico riguardante l’hockey su ghiaccio, voglio riportarla pure in questo piccolo blog a conduzione famigliare. Una ricerca che mi ha lasciato perplesso, quasi sbigottito, perché pur avendo un’ossessione al dettaglio è figlia di una notizia che avevo completamente evitato, non visualizzata come quando ti manda dei messaggi qualcuno con cui non simpatizzi: nell’ultimo primo giro del draft NHL non sono stati scelti finlandesi, come nel 2021. Voglio ampliare l’articolo, per ora faccio un copia-incolla di quello prodotto per altri:

Perdendo tempo tra statistiche e notizie di contorno, ci si è resi conto che nel primo giro dell’ultimo draft NHL non è stato chiamato alcun giocatore finlandese. Un qualcosa accaduto pure nel 2021, due volte in poco tempo dopo che per un decennio non era mai successo. Un dato strano, inaspettato, contando che la nazionale finlandese viene da due ori mondiali negli ultimi quattro anni.

E’ vero che i mondiali sono un capitolo da leggere con estrema cura, i giocatori chiamati in causa cambiano di continuo e difficilmente risultano essere quelli di maggior caratura, però il fatto che dai tavoli disposti a Nashville non sia stato chiamato alcun finlandese fa aggrottare la fronte. E’ vero che nell’ultimo periodo il panorama svedese offre maggiore cassa di risonanza oltreoceano, basti vedere che alcune partite della SHL vengono passate pure su determinate reti come ESPN, però siamo sempre stati ancorati ad una certezza: Svezia e Finlandia si dividono la fetta per offrire maggiori talenti al campionato più blasonato del mondo. Un must europeo, come mettere i piedi sul pavimento una volta alzati dal letto la mattina.

Se ci basiamo su un campione specifico riguardante gli ultimi dieci anni, la situazione sembra abbastanza cambiata: la Finlandia ha portato ventritré giocatori al primo giro, la Svezia ben quarantuno. Quasi il doppio, con la marcata differenza degli ultimi anni: dal 2019 ad oggi, quindi in quattro edizioni, di finlandesi ne sono stati scelti sei, un dato che la Svezia ha pareggiato con solo l’ultima tornata. La Svezia viene da tre draft con ben sedici prospetti selezionati, sei nelle edizioni 2021 e 2023. Si è creato un solco, bello netto, come per le due leghe rappresentanti tali nazioni: se una volta Liiga e SHL potevano essere messe quasi alla pari, ora come ora la seconda è collocata in un piedistallo sicuramente maggiore rispetto alla prima. Offrono un gioco simile, veloce ed in grado di esaltare la tecnica personale, ma a dei livelli decisamente differenti.

Ritornando al concetto dei piazzamenti mondiali delle due nazioni, questo drastico calo di finlandesi non ha molto senso: i due ori di cui si è già parlato, tre medaglie d’argento e due quarti posti nell’ultimo decennio. Dati di un certo spessore, da nazionale d’elite, contando che la Svezia la possiamo mettere quasi allo stesso livello: pur vero che ha vinto tre ori, due di fila nel 2017 e 2018, ma ha raggiunto solo un’altra volta il terzo posto ed in tutte le altre edizioni non è stata in grado di saltare l’ostacolo dei quarti. Se i talenti venissero scelti solamente da questi dati anche la vostra nonna avrebbe fatto parkour a 90 anni, però contando che gli americani sono in grado di ragionare a massimi sistemi prefissati il paragone non sembra nemmeno tanto esagerato. Poi, vanno bene le scelte di questo o di quell’altro, però alla fine conta quanto questi giocatori sono in grado di giocare a quel determinato livello. Lanciamo una provocazione: che sia colpa di Kaapo Kakko?

Stranamente ho ricevuto un messaggio, un evento più unico che raro: “Non ho capito la storia di Kakko”. Si tratta di una battuta, una provocazione quasi sarcastica, perché da quando è stato scelto tale giocatore il mondo dell’hockey finlandese sembra quasi visto in modo differente. Per chi non se lo ricordasse, l’ex TPS è stato da molti considerato, almeno nel primo periodo, una vera e propria steal alla seconda chiamata, perché sempre per questi aveva dimostrato di essere un prodotto già pronto. Avevano ragione, in Liiga spaccava il campionato a cavallo della maggiore età, mentre il ventinovesimo fratello degli Hughes dominava ma solamente in un contesto giovanile, e possiamo dire chiuso, come quello della nazionale americana. Sono passati gli anni, entrano entrambi nella quinta stagione in NHL, e la questione è leggermente cambiata: un finlandese che continua a non dare quello che tutti si aspettavano, anche se migliorato nella recente stagione, ed un americano che è diventato uno dei giocatori più talentuosi e belli da vedere del panorama. Da questo motivo la provocazione: il flop di KK ha portato molti ad evitare le scelte di finlandesi? Ovvio che no, sarà un periodo, però i dati di confronto tra Svezia e Finlandia sono impietosi. Per chiudere questa inutile ricerca, tanto di contorno quanto poco letta dall’essere umano, a voi la lista di questi finlandesi pescati nell’ultimo decennio:

2023nessuno
202217a – Joakim Kemell (inizierà la prima stagione intera in AHL)
30a – Brad Lambert (seconda stagione oltreoceano, notevoli dati in WHL nel 2022/23 ma ancora acerbo per la AHL)
2021nessuno
202012a – Anton Lundell (già 138 presenze con i Panthers e quasi 100 punti)
20192a – il già citato Kaapo Kakko
19a – Lassi Thomson (da tre anni sale e scende dalla AHL per i Senators)
20a – Ville Heinola (stesso discorso di Thomson ma con i Jets)
20183a – Jesperi Kotkaniemi (uno dei migliori centri difensivi, come giovane età, della NHL)
20a – Rasmus Kupari (tre anni di sali e scendi con i Kings, ora passato ai Jets dove troverà Heinola)
2017ben 6 scelte: Heiskanen è uno dei migliori difensori offensivi della lega; Vesalainen già dal 2022 è tornato in Scandinavia; Jokijarju e Tolvanen si sono stabilizzati nelle loro squadre
20162a Laine e 4a Puljujarvi; Juolevi alla 5a continua ad essere più un difensore da AHL; Borgstrom da questa stagione è andato in SHL con l’HV71
2015una sola scelta: la 10a di Rantanen, un giocatore che non serve descrivere
201414a – Julius Honka (tornato in Europa dal 2019, ora al Berna)
22a – Kasperi Kapanen (fisso in NHL, possiamo dire ala da terza linea in contesti serie: Toronto, Pittsburgh ed ora St. Louis)

La fortezza ZSC, alta ed armata

Non avrei avuto cosí tanta frenesia di scrivere dello Zurigo, dopotutto è quella grande bestia che arriva al campetto e ti manda in vacca l’intero pomeriggio. Domina, fa la voce grossa con apparente facilitá, non prova molto rispetto per l’avversario. Non è che sia proprio cosí questo Zurigo, peró avendo un roster da bave alla bocca tende a farsi vedere con uno sguardo torvo. È carina, la ragazza che guardi sempre prima di entrare in classe, ma collocata in un piedistallo cosí alto e difficile da raggiungere che per inerzia inizi a disprezzare. No, ancora no, lo Zurigo non lo vedo cosí ma molti, presumibilmente, sí. È facile da capire, difficile da amare.

Per la seconda volta, in questo inizio di stagione, ho voluto guardarlo con un minimo di attenzione. Da amante del gioco, mica da professionista analista che non capisce il motivo per cui ancora nessuna squadra d’oltreoceano gli abbia mandato un’email di arruolamento. È forte questo dannato Zurigo, dannatamente forte, forte in modo dannato. È in grado di mettere le mani sulle partite con estrema facilitá, in questo caso a Berna grazie ad un forecheck iniziale da primo della classe. Oltre a ció, offre l’impressione di essere in grado di non farsi mai fregare se ben concentrato: intercetti in zona neutra, copertura totale del terzo difensivo, tranquillitá nell’impostazione. Cosí tanto sicuro dei propri mezzi che ad un certo punto ho iniziato a voler carpire dove portavano le entrate offensive del Berna. A trovarle queste entrare, esagero, perché i Lions ne concedo veramente poche di pulite. Prendiamo la rete dell’1-2, arrivata dopo un’ottima copertura in balaustra ma successivo passaggio un pelo troppo sicuro: un fatto atipico, una variabile impazzita per quanto visto. Appena il Berna cercava di reagire, trovare del ritmo, veniva trafitto: enciclopedico quanto successo nel periodo centrale, dove con nove tiri lo Zurigo ha trovato tre reti. Un periodo che ha dominato non giocando a livello offensivo, controllando la gara come un burattinaio. É forte questo Zurigo, dannatamente forte, forte in modo dannato.

Sull’1-6 dopo 40′ era insensato continuare a guardare lo spettacolo. Si era capito, lo si era apprezzato e via con la prossima. Il terzo drittel sará stata una passerella di noia, nemmeno cerco.

Nikola Pasic: uno che ricorda un altro che ricorda un altro

Puoi ragionare, tenere a bada l’istinto, convincerti che ormai sono ventanni che segui tale sport e certe cose non devono accadere. Risse, fumogeni, cori da stadio con uso di torpiloquio? No, solo della semplice infatuazione per un giocatore mai visto fino a quel preciso momento. Travolgente, spesso inspiegabile, dovuta a qualche particolare o momentum preciso. Un’infatuazione che ti porta a seguire il giocatore nello spogliatoio, al bar, nella sauna mentre passa del tempo con la propria compagna.

Questa volta è il turno di Nikola Pasic del Lulea. Una delle piú classiche infatuazioni per chi scrive in questo misero blog, derivata dalla spunta ai seguenti particolari: corpo contenuto, rapido nello stretto, stecca sinistra, lunghezza del bastone un pelo accentuata rispetto all’altezza di 177cm che lo fa stare in piedi. Tutto condito da una tecnica non indifferente, quelle mani da fata che strizzano l’occhio. Sbaglieró, dopotutto sono un appassionato che ha opinioni atte a cogliere ció che lo appassiona, ma questi giocatori con altezze medie ma bastoni piú lunghi della media provocano un cortocircuito nel piccolo cervello che possiedo. Un cortocircuito benigno, sia chiaro, a costo di essere ripetitivo.

Pasic è giovanissimo, classe 2000, e per ora risulta forse piú famoso per il fatto di avere il cognome quasi uguale a quello di un noto allenatore di pallacanestro. L’altro serbo, il giovane svedese fatto e finito a meno di avi con legami balcanici. Bisognerebbe andare a suonare il citofono, imparare qualche parola in svedese per fugare ogni inutile dubbio. Quest’esperienza al Lulea potrebbe essere quella pagina che fa girare l’interesse verso il libro che si sta leggendo, contando che ha all’attivo giá un mezzo fallimento in SHL qualche anno fa. Viene da una portentosa stagione nella serie cadetta, chiusa ai quarti di finale ma uno dei fattori piú importanti in grado di migliorare una squadra che l’anno prima lottó per la salvezza.

L’infatuazione nasce anche, spesso e volentieri, per la capacitá di legare un giocatore ad un altro. In tale giocatore si è rivisto Andreas Johnsson, classe 1994 e fresco giocatore dei Penguins. Il succo è lo stesso: ala, fisico simile, stecca sinistra, rapiditá. Mettiamoci pure la stessa nazionalitá e l’attuale identico numero di maglia, il gioco è fatto. Completa egregiamente il senso dell’infatuazione.

ICE / Torbidi pensieri da prima stagionale

Se mi avessero fermato per strada e detto che le italiane, alla prima stagionale in ICE, avrebbero guadagnato un totale di ventuno superioritá numeriche, beh, avrei prodotto fragorose risate. Se avessero continuato con il discorso ed affermato che, di quelle ventuno, solamente una sarebbe andata in porto sarei tornato con i piedi per terra, sazio di sapere che non era tutto un sogno. Non tanto per il fatto che le italiane siano da obitorio, figuriamoci, ma contando che due delle tre avversarie hanno la nomea di squadre da media/alta classifica la visione del futuro sarebbe stata alquanto atipica. È successo, veramente, tutto, cosí, de botte e senza senso.

A livello prettamente statistico si tratta di un piú che esaltante 4,76%, dove l’unica rete è stata siglata dal Val Pusteria. La stessa squadra che, da questa prima giornata, è riuscita ad uscirne con note positive, almeno per quanto riguarda il risultato. Con i favori del pronostico, dopotutto a Brunico hanno messo in piedi una buona squadra e contro avevano forse la squadra materasso per eccellenza in discesa dal Vorerlberg, il risultato parla di un match regolato con un empty net. Opinioni da tabellino, quindi inutili, come sarebbe facile scherzare sul pessimo risultato portato dal Bolzano in quel di Innsbruck. Si osservano certi risultati, si presentano risate da oratorio scordandosi che da quella parte, quasi sicuramente, ci passerai pure te nel prossimo futuro. Non si sono viste le partite, non si possono produrre scritti sensati, a differenza della prima dell’Asiago. Seduto nel solito posto, con una birra in mano ed un panino nell’altra, si è vista una squadra che non ha ancora la piú pallida idea di come trovare ritmo con questo core. La cosa che piú ha stupito, per quanto possa valere una prima giornata di campionato, è stata la mancanza di una vera e propria figura che impostasse il gioco. O si crede fermamente in Randy Gazzola per costruire gioco da dietro, ma il giocatore non potrá mai offrire uno status di garanzia totale e con costanza, oppure deve esserci un centro di qualitá che si prende una grossa responsabilitá di girare ad alti livelli con la sua linea sul ghiaccio. Non si è visto nulla di tutto ció, quindi con degli ungheresi nervosi ma pur sempre organizzati il risultato non poteva assolutamente arrivare. Difficile quantificare i passaggi sbagliati prodotti dai giallorossi, peró contando che si tratta di una semplice prima giornata proviamo a nascondere tutto sotto il tappeto e via con la prossima. Il tappeto del Bolzano dovrá essere piú spesso, contando anche quanto visto in pre-season.

Il ponte tibetano tra Svizzera e Italia

Cosí vicino, cosí distanti. Svizzera e nord Italia confinano, una parte della prima alle volte viene considerata parte integrante della seconda. Non si è mai capito se viene colta come un’offesa o no, poiché se l’Italia ha una storia cosí importante che tutti vorrebbero farne parte, da un’altra prospettiva, prettamente caratteriale e sociale, le due nazioni risultano quasi ai poli opposti. Quindi, oroglio oppure offesa? L’eterno dilemma.

Di certo c’è che se metti sullo stesso piatto l’hockey su ghiaccio dei due stati, gli elvetici tendono a lanciarlo fuori dalla finestra tale piatto. Giustamente, come fanno volare a gambe all’aria il tavolo ed offendono il responsabile di sale che gli ha fatto quello sgarro. Si parla di Universi differenti, in fin dei conti praticamente due sport diversi. Un paese dove tale attivitá è parte integrante della cultura nazionale, contro un paese dove di tale sport il ceto medio ha ricordi trentennali dovuti al passaggio di Silvio Berlusconi. Anch’io mi offenderei se paragonassero il tiramisú fatto dalla nonna a quello di un villaggio turistico estivo collocato in chissá quale paese.

Un minestrone di pensiero per dire che la NL è ai blocchi di partenza, con all’interno il giocatore prototipo che divide le due nazioni. Sono passati ormai dieci anni, quando Chris DiDomenico approdó in SL dopo aver giocato in Italia. Tanti i commenti negativi, la storia ha affermato il contrario.

NHL, batti un colpo europeo

Nelle ultime quarantotto ore ho passato gran parte del tempo disteso in un lettino, sotto un ombrellone, lungo la spiaggia di una nota zona balneare del nord est italiano. Il tempo passa, le letture abbondano, le natiche formano solide conformazioni su tessuti terzi ed il sole picchia in testa senza sosta. Questi raggi, piú nemici che amici, misti all’infinitá di tempo disponibile, ti portano ad aprire cassetti che dimentichi di aprire durante normali settimane lavorative. Oggi, dal nulla, mi è tornata alla mente una semplice domanda:

Come faró a vedere la NHL che inizierá a breve“?

Bella domanda, difficile risposta. Essendo rimasto alla notizia di un cambio di diritti per il Vecchio Continente, con un ritorno al game center della lega e non piú ad ESPN+, pensavo di trovare un dettagliato piano di acquisto vista l’apertura della pre-season nel giro di due settimane. Nada, nisba, risulta impossibile trovare degne notizie in merito. L’app della NHL offre error404 come noccioline, nessun portale è in grado di offrirti informazioni sul come devi procedere. Se non sai nemmeno il come, figurati se puoi scoprire il quanto pagherai per avere il servizio. Dispiace, perché un ritorno al passato credo sia una nota positiva: il servizio fornito da ESPN, almeno nel panorama europeo, lasciava vari dubbi e molti punti di domanda in quanto a fruibilitá del prodotto. Forse la memoria inganna, il tempo leviga ricordi senza un senso logico, ma pure la piattaforma ufficiale era diventata difficile, del tipo che le partite venivano caricate a blocchi interi, comprese pause e pubblicitá, tanto da far venire il nervoso ad ogni interruzione e conseguente avanzamento del video. Peró, come detto, forse la memoria inganna. Certo è che la NHL non sembra preoccuparsi molto di come propone il prodotto fuori dal confine d’oltreoceano, alle volte sembra seguirlo con cura ed altre volte no, come in questa mancanza di informazioni cosí importanti per il malato medio europeo.

In un’epoca in cui il denaro regna sovrano, fa strano vedere che un mercato cosí grande non ha ancora comunicato quanto dovrai pagare per il tuo atto d’amore.

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